Padre Andrei Kuraev
Il Padre Diacono Andrei Kuraev è un teologo, filosofo, predicatore
entusiasta e autore di libri apologetici. È una delle persone più
attive nell'Ortodossia contemporanea. In Russia è definito un ortodosso
della "nuova generazione", un pensatore libero dai toni sinceri e auto-critici.
La sua difesa dell'Ortodossia è radicale e spesso polemica,
e tende a fare in modo che i suoi lettori e uditori si sentano stimolati
a pensare e a porsi domande. Nei suoi libri e conferenze la dottrina si
alterna a parabole comuni e ad aneddoti filosofici. Lo presentiamo con
la versione italiana di uno dei suoi più noti articoli.
"PERCHÉ ANDARE IN CHIESA, SE HO DIO NEL MIO CUORE?"
Tutti noi abbiamo amici, o anche parenti, che vedono le nostre riunioni
in chiesa con perplessità. Sui loro volti si legge una profonda
mancanza di comprensione, e a volte persino del turbamento. Talvolta questo
si manifesta in parole come queste: "Va bene, ti sei dedicato alla Fede,
sia quel che sia. Ma perché andare in chiesa, e sprecare in tal
modo tutto quel tempo e sforzo? Guarda me, per esempio; anch'io credo.
Ma io credo nel mio cuore [letteralmente, nella mia anima]. Ho Dio nel
mio cuore, e non ho alcun bisogno di ritualizzazioni esteriori. Nessun
intermediario è necessario perché io sia in comunione con
Dio!"
Come possiamo spiegare il nostro comportamento a simili persone? Come
sempre, ci sono due vie: quella dell'attacco e quella della difesa. Non
è difficile contrastare questo tipo di "filosofia" mondana. In fin
dei conti, un piccolo pensiero sano è sufficiente a far comprendere
che la società in cui fioriscono simili opinioni di "esperti" nella
sfera della teologia e della vita spirituale, è una società
completamente malata. Quanto meno, si è ammalata a causa di una
perdita del senso delle proporzioni; non può nemmeno ridere di se
stessa, quando vede che il sarcasmo ha usurpato addirittura il posto della
predica dalla cattedra episcopale.... La società contemporanea è
tanto matta da credere serie quelle cose che i nostri antenati accettavano
solo come divertimenti da Carnevale.
Non c'è alcuna serietà nell'affermazione dei nostri critici
che "Dio è nei nostri cuori!" Naturalmente, esiste davvero una simile
condizione nei modelli più esaltati della vita spirituale. È
quello che l'Apostolo Paolo desiderava per noi, quando disse: "Figlioli
miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato
Cristo in voi" (Gal 4:19), "per essere potentemente rafforzati dal suo
Spirito nell'uomo interiore, perché il Cristo abiti per la fede
nei vostri cuori" (Ef 3:16-17).
Se le parole, "Dio è nel mio cuore," fossero state dette dal
Piissimo Serafino di Sarov, tali parole avrebbero avuto un certo peso,
poiché avrebbero onestamente portato testimonianza ai frutti del
suo sforzo spirituale. Se un abitatore del deserto avesse detto di essersi
allenato nella preghiera interiore continua, e per tale motivo di non percepire
alcuna perdita nell'assentarsi da una chiesa dove si reca di rado, allora
simili parole che vengono da simili labbra potrebbero essere giustificate.
Ma quando udiamo queste parole dall'uomo della strada, allora abbiamo
il diritto di chiedere: Che tipo di sforzo spirituale ti ha fatto ottenere
un tale progresso? Dio è nella tua anima, dici? Allora, spiegaci,
che percorso di preghiera hai seguito? Con quale frequenza reciti la preghiera
del Signore? Quale? Il "Padre Nostro"? Non te la ricordi con chiarezza?!
Ebbene, dicci almeno con precisione, com'è che dimori con la continua
presenza di Dio nel tuo cuore? Di quali frutti del dono dello Spirito sei
divenuto consapevole in te stesso? Lascia che te li ricordi: "Il frutto
dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà,
fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5:22-23). Senti in
te queste cose? No, non si tratta di caratteristiche personali; si tratta
di doni. Un dono è qualcosa che non possedevamo in precedenza, ma
che per mezzo della rigenerazione spirituale è entrato nella nostra
vita, impartendone il rinnovamento. Hai una comprensione di tale rinnovamento?
Puoi distinguere nella tua esperienza spirituale quale sia la "presenza
di Dio," e quale sia semplicemente una manifestazione di varie caratteristiche
umane: una consapevolezza di bellezza, armonia, stimolo di coscienza, e
fraternità umana? Non ne sei capace? Questo vuol dire che sicuramente
non hai notato il momento in cui Dio, il Creatore dell'universo, è
venuto nella tua vita e nella tua anima? Come poteva non essere notato?
Forse questo significa che un tale momento non c'è stato?
O magari ti sei confuso nel distinguere tra la fede in Dio e la presenza
di Dio stesso? E aspetta un istante, — hai in te una fede simile? La fede
non è semplicemente un assenso passivo — "Bene, sono d'accordo che
debba esistere Qualcosa". La fede è uno sforzo verso ciò
che sembra giusto, verso ciò che l'anima si è decisa di amare.
La fede non è solo un'acquiescenza passiva nei confronti di qualche
distante autorità o linea di pensiero; la fede è una sete
attiva — "Voglio ciò che è necessario per me, e così
sia."
La fede è qualcosa di attivo. È una tensione verso qualcosa
di già percepito ma non ancora evidente di per sé. Una tensione
verso qualcosa che già tocca le nostre vite, e fa intravedere in
esse la propria luce, ma non vi è ancora penetrata pienamente. La
fede è un desiderio di nuova esperienza. Ma è difficile fidarsi
di quanti ripetono, "Io ho la mia fede, ed è nel mio cuore," e che
lo dicono con occhi opachi, oppure credere che in qualunque momento abbiano
davvero sperimentato una spinta verso Dio.
È impossibile amare, senza che quell'amore di dimostri, senza
che faccia alcun tipo di approccio verso la persona amata. Allo stesso
modo, è impossibile credere, e non manifestare in qualche modo tale
fede nelle nostre attività esteriori. La rosa che uno dà
alla propria amata è in sé una cosa di cui l'amata non ha
bisogno. Questo fiore non le è caro a causa della sua eccezionale
bellezza, ma perché gli è stato dato un certo lustro in considerazione
dell'amore di chi lo ha donato. Il modo in cui un fiore acquistato sta
nella nostra stanza è completamente diverso dal modo in cui sta
un fiore che ci è stato donato! Se un uomo professa di amare una
donna, ma non fa niente in nome di questo amore, se non si fa incontro,
se non fa doni, se non dedica del tempo alla compagnia dell'amata, se non
fa sacrifici — tutto ciò significa che si sta semplicemente vantando
di fronte ai suoi amici intimi: "Vedete, non mi manca nulla, ho perfino
una fidanzata!"
E ora, voi che affermate che "Dio è nel cuore," che cosa avete
fatto per purificare il vostro cuore per questa meravigliosa Presenza?
Come vi rivolgete a Lui, e come li chiamate? come lo mantenete dentro di
voi? Com'è che questa vicinanza vi ha trasformati? Amate davvero
Colui che avete incontrato? E che cosa fate, in nome di questo amore? Se
queste domande vi gettano in un silenzio costernato, com'è che vi
considerate così esaltati rispetto agli altri perché dimorate
con Dio? Stando in perpetua inattività, non guardate dove andate,
e non vi accorgete neppure che state inciampando!
Si possono fare domande del genere a chi scusa la propria pigrizia
con qualche immaginaria "spiritualità."
Nondimeno è importante anche per noi comprendere perché
andiamo in chiesa. Per ascoltare la predicazione? Ma in questi giorni potete
ottenerla da un presentatore della radio. [Padre Andrei sta parlando
ovviamente della situazione in Russia, dove oggi rifiorisce la possibilità
di ascoltare predicazioni al di fuori delle chiese. Per gli ortodossi in
Italia, invece, questa opportunità non esiste ancora, e le parole
di incoraggiamento di Padre Andrei alla frequentazione della chiesa sono
ancora più valide! N.d.T.] Per pregare? Ma possiamo pregare
dovunque e in ogni tempo. Per di più, questo è l'insegnamento
stesso dell'Apostolo: "Pregate senza interruzione!" (1 Ts 5:17) Allora,
per fare un'offerta? Ma in questi giorni si fanno tante raccolte di aiuti
per le strade. Per prendere nota degli annunci? Ma li potete sapere da
un amico. Per accendere una candela? Ma la potete accendere di fronte alle
vostre icone a casa. E così, perché andiamo in chiesa?
Inoltre, alcuni dicono che se vogliono andare a pregare, vanno in un
bosco, o presso un torrente o al mare, e qui in una "Chiesa Eretta da Dio"
è più facile per loro essere consapevoli del Creatore ed
elevargli gloria. Perché, dicono, lasciamo il tempio senza confini
della Creazione per andarci a mettere sotto le strette volte di una chiesa
fatta da uomini?
Così come i pagani parlano di sacrifici che si dovrebbero fare
ai propri dèi, così il Vangelo ci dice quale sacrificio
i fedeli devono offrire a Dio: "Il Figlio dell'uomo non è venuto
per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti"
(Mt 20:28); "Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna"
(Gv 3:16).
Le offerte bibliche di sacrificio non erano necessarie per Dio, ma
per il popolo. I fedeli devono semplicemente imparare a essere grati. Devono
essere istruiti a privare se stessi, anche per una piccola parte della
propria vita, dei loro possessi e del loro tempo (ricordate l'insegnamento
sul Sabato), e darli alla Persona del Signore. Questo non è perché
Dio ha bisogno di questa parte a lui dedicata, ma perché in tal
modo i fedeli sono istruiti nell'amore sacrificale.
Solo un decimo o un centesimo della religione consiste in quanto contribuiscono
i fedeli. La parte principale della religione è il contributo che
vi è dato da Dio. La parte più importante non è ciò
che i fedeli fanno per amore di Dio, ma ciò che fa Dio per amore
dei fedeli. La cosa più importante non è ciò che i
fedeli portano come offerta in chiesa, ma ciò che si portano via
con sé dalla chiesa!
Ciò che noi offriamo a Dio, possiamo offrirglielo dovunque.
Tutto ciò che è nel mondo gli può essere donato. Ma
c'è una piccola parte dell'esistenza in cui Dio si compiace di regnare,
non in Se stesso ma in un altro. Questa parte è la mia anima. Questa
è una camera all'interno dell'illimitato edificio dell'universo,
in cui il suo stesso Creatore non entrerà senza un invito. E dipende
noi decidere a chi mettere a disposizione quella libertà, che ci
è stata data da Dio. Serviremo Dio, oppure serviremo noi stessi,
i nostri capricci e le nostre passioni? Il solo modo per far aumentare
il potere illimitato del Signore è offrirgli liberamente la nostra
volontà.' Per questa ragione, "sacrificio a Dio è uno a spirito
contrito" (Ps 50:17). E questo sacrificio lo possiamo offrire ovunque.
E in questo senso, ciascuno di noi è un sacerdote. Questo è
il significato sottostante alle parole dell'Apostolo Pietro, che i Cristiani
sono un popolo composto di sacerdoti (I Pt 2:9). Nessuno può, al
posto mio, offrire a Dio in sacrificio la mia volontà. Io solo ho
il potere di farlo, e solo io posso fare quest'offerta davanti al Trono
di Dio. Fate un giuramento di fedeltà, e dite, "Signore, sia fatta
la tua e non la mia volontà! Ti ringrazio per tutto quanto desideri
portare nella mia vita. concedimi l'abilità di servirti con ogni
mio respiro!" E questo si può fare ovunque!
Così la possibilità di offrire sacrifici a Dio è
sempre con noi. E noi possiamo sempre dire al nostro ego le stesse parole
che il filosofo Diogene disse un tempo al dominatore del mondo Alessandro
di Macedonia, che voleva accogliere qualche richiesta del saggio per amore
nei suoi confronti: "Scostati, e non oscurarmi il sole!"
Così, perché un cristiano possa offrire sacrifici a Dio,
non è necessario per lui essere in chiesa. Ma la religione non si
occupa solo di ciò che diamo. Cosa più importante, si occupa
di ciò che riceviamo. Non è così importante sapere
perché cerchiamo Dio. È più importante sapere perché
Egli cerchi noi.
Perché andiamo spesso in chiesa e ci volgiamo a Dio con le nostre
domande, lo si sa piuttosto bene. Ci rivolgiamo a Dio vedendolo come una
sorta di generatore di aiuti umanitari: "Donaci, o Signore, una salute
migliore, un maggiore successo e un aumento di stipendio!" Troppo spesso
cerchiamo il Signore, secondo il detto del santo ierarca Dimitri di Rostov,
"non nel nome di Gesù, ma per una crosta di pane." Ma perché
Dio cerca noi? Richiede da noi qualcosa? O vuole piuttosto darci qualcosa?
Perché la sua Parola invita: "Venite a me, voi tutti che siete
affaticati e oppressi" (Mt 11:28)? Questo invito non ha un corollario del
tipo "e mi darete questo e quest'altro..." Piuttosto, questo invito termina
con un'altra promessa; racconta di ciò che fa Dio per quanti rispondono:
"E io vi darò riposo... e troverete riposo per le vostre anime."
Così, Dio ci chiama a sé, per poterci presentare qualcosa.
Apprendimento — "Imparate da me" (Mt 11:29): Spirito — "Ricevete il mio
Spirito;" Amore, pace, gioia — "Dimorate nel mio amore" (Gv 45:10); "Vi
do la mia pace;" "Perché la mia gioia rimanga in voi." Ma Cristo
ci concede qualcosa di più, che la mente non può comprendere.
"Dimorate in me, e io in voi.... prendetene tutti, questo è
il mio sangue, versato per voi...." Cristo affida tutto il suo essere al
popolo; sia la sua Divinità che la sua umanità.
Nella medicina contemporanea c'è una certa procedura: al paziente
si dà una trasfusione del proprio sangue. Il sangue è prelevato
dal suo corpo, purificato di varie sostanze dannose e contaminanti, o in
alternativa arricchito di certi componenti, che l'organismo del malato
non può produrre da sé nelle quantità richieste. E
questo sangue purificato o arricchito è reintrodotto nel sistema
del paziente. Qualcosa del genere accade nel nostro rapporto con Cristo.
Dio si è fatto uomo. Ha preso su di sé la nostra natura,
caduta nella corruzione, e in sé l'ha guarita e saturata di Divinità,
Eternità e Immortalità; ed è il suo corpo umano, ora
passato attraverso la morte e la risurrezione, che egli ci restituisce.
Versa in noi il suo sangue umano, vivificato dalle correnti divine, affinché
possiamo portare il seme della Risurrezione ed essere comunicanti all'Eternità.
E così andiamo in chiesa, perché lì possiamo ricevere
qualcosa. La chiesa è solo un posto fatto di mura; ma sono mura
costruite attorno al Mysterion [mistero, o sacramento] della Comunione.
Il mistero consiste in questo: una mano con i Doni è estesa al popolo.
Perciò visitare la chiesa non è un obbligo oneroso, ma un
meraviglioso privilegio. A noi è concesso il diritto di essere partecipanti
della Cena Mistica. A noi è data la possibilità di divenire
"partecipi della natura divina." A noi è data la possibilità
di essere in contatto con un'Energia, che nessuna delle centrali del mondo
potrebbe generare.
Dio ci ha cercati. E ci ha trovati. Abbiamo semplicemente bisogno di
andare nel luogo dove Dio si avvicina al popolo nel modo più intimo
di tutti, in quel luogo dove, in un modo senza precedenti, attraverso i
doni stessi, Egli è distribuito al popolo. Se Cristo ci presenta
il Calice con la Comunione attraverso le Porte Sante, ci fa onore alzare
il naso e affermare: "ho Dio nel mio cuore"?
Cristo ha detto dove ci aspetta e che cosa desidera donarci. Egli,
l'Eterno, desidera incontrarci e unirsi a noi in questa vita, così
che nel nostro futuro, la vita eterna, non siamo irreparabilmente soli.
Sarebbe educato da parte nostra, se abbiamo un appuntamento in Piazza
Pushkin, essere a passeggio per Via Tolstoy all'ora dell'appuntamento?
Se manchiamo all'incontro, di chi sarebbe la colpa? Ebbene, sicuramente
non nostra — dev'essere colpa di Pushkin!!
Quanti dichiarano che non hanno bisogno di mediatori nella loro relazione
con Dio, non iniziano a comprendere che in chiesa li aspetta il Mediatore,
che una volta per tutte ha offerto un sacrificio per loro, e li ha liberati
dalla necessità di distruggere quei frutti che nutrivano gli idoli
di questo mondo. Di sicuro non è così insopportabilmente
difficile aprire la vostra mano, cosicché vi siano deposti i Doni?
Diacono Andrei Kuraev
Traduzione dalla versione abbreviata inglese in The Shepherd, Vol XX, N. 10 (Giugno 2000), pp. 2-8. Il testo russo completo è apparso su "VOSKRESENIE, " rivista della Comunità dell'Icona di Kasperov della Madre di Dio di Kherson, ed è disponibile sul sito http://kuraev.vinchi.ru.